Un vero e proprio «festival dell’ipocrisia contro Lotti, solo per colpirlo». Perché, alla fin fine, «s’è sempre fatto così e le regole lo consentono del resto. Con i magistrati che si incontrano di giorno e di sera, con la politica che incontra i magistrati. Questo meccanismo ha portato in molte città, da Roma a Bologna, Milano, Catanzaro e Palermo – solo per citarne alcune – nomine all’altezza».
Matteo Renzi (suo il virgolettato) ha una idea in più dal palco della “Repubblica delle Idee” di Bologna. E non gli sono mai mancate, del resto. Difendere il “suo” Luca Lotti, nel pieno del ciclone dello scandalo del Csm per le nomine “notturne” alle procure decise nelle stanze d’albergo con pm, difendendo sostanzialmente il metodo. L’insieme. L’andazzo. Che sa a metà di onestà intellettuale e per l’altra metà di saggezza “funzionale”. “Industriale”. Della serie, ve ne accorgete solo ora che politica & magistratura si incontrano anche in “trasferta” o in luoghi ministeriali e che questo non dovrebbe accadere? E ve ne accorgete solo ora che la divisione in correnti delle toghe ha finito per politicizzare il Csm rendendolo copia sbiadita del Parlamento e dei suoi giochi di prestigio? Dove sta il reato se le regole lo prevedono? E soprattutto, se questi “incontri” frequenti tra politica e magistratura hanno anche partorito nomine di prestigio (come quella di Gratteri a Catanzaro) dove sta poi di fatto il problema, lo scandalo? E allora «no al festival dell’ipocrisia per attaccare Lotti – tuona Renzi -. Condivido ciò che ha detto Zingaretti dal punto di vista politico, sulla linea del Pd, ma questo meccanismo non l’ha inventato Luca Lotti, c’è sempre stato». «A me non piace – prosegue l’ex segretario del Pd dal palco di Repubblica a Bologna – e sono pronto a depositare una legge che dice basta alle porte girevoli tra politica e magistratura: se uno fa il magistrato non può essere eletto. E dico anche che se fai il magistrato non entri negli uffici tecnici dei ministeri. Io su questo ci sto, vediamo chi la firma questa proposta. Altrimenti ci raccontiamo le barzellette». Finchè non “aterra”, Renzi, nella prassi consolidata. Nel sistema. «S’è sempre fatto così, la politica che incontra i magistrati» e i magistrati «che si dividono in correnti, che a me non piacciono». Però, ammette, «questo meccanismo ha portato in molte città a nomine all’altezza», come a Catanzaro appunto. Stop, “l’idea” di Renzi dal palco della “Repubblica delle idee” è transitata, è entrata. Il “così fan tutti e così è sempre stato”, con le regole peraltro che strizzano pure l’occhio. Contaminandosi, tra politica e magistratura, anche di notte e anche laddove non sarebbe il caso che avvenisse. Lotti e Ferri possono star tranquilli se passa la linea di Bologna. Questo pare di capire. La prassi consolidata non dovrebbe fargli correre molti rischi. A meno che la procura di Perugia non dovesse ostinarsi nel ritenere che la “commistione” tra magistratura e politica non è solo prassi consolidata, magari malsana. Ma persino un reato, specie poi se configurata nell’assegnazione delle nomine a capo delle procure. In questo caso diventerebbe più complicato difendere tutto. Non solo Lotti…
I.T.