Un’indagine che “ci lascia più tristi del solito perché ci pone davanti a gente spregiudicata che vive nell’agiatezza lucrando sui funerali e sul dolore delle persone nel momento di un lutto”. Parola amare quelle del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri che non fanno altro che rimarcare l’esistenza di un contesto criminoso finalizzato a costruire fortune e rapporti sulla base di un solido rapporto tra ‘ndrangheta, Pubblica amministrazione e politica. La mano della criminalità organizzata, questa volta, si stende sulla gestione del servizio sostitutivo di autoambulanze dell’Asp di Catanzaro, risultato al centro dell’inchiesta dei militari del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati e diretti dalla Procura della Repubblica – Dda di Catanzaro, con il supporto dello SCICO di Roma “Quinta bolgia” che ha portato all’arresto di 24 persone, 12 delle quali finite ai domiciliari, fra cui l’ex deputato e sottosegretario Giuseppe Galati ed un ex consigliere comunale di Lamezia Terme, Luigi Muraca, di 50 anni. Secondo quanto emerso nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina a Catanzaro, alla presenza del Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla, del comandante provinciale di Catanzaro Davide Rametta e del comandante dello S.c.i.c.o. di Roma Alessandro Barbera.
La complessiva ed articolata esecuzione, condotta grazie all’ausilio determinante anche dei gruppi territoriali di Catanzaro e Lamezia Terme e del nucleo di polizia economico-finanziaria di Udine, ha visto l’impiego di circa 200 finanzieri, l’effettuazione di numerose perquisizioni e il sequestro di 6 società.
L’inchiesta nasce da due diverse indagini strettamente collegate su due gruppi imprenditoriali legati alla cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte di Lamezia che avrebbero esercitato un controllo pervasivo in particolare sull’ospedale della città della Piana, estromettendo la concorrenza dalla fornitura di ambulanze per il servizio di pronto soccorso delle onoranze funebri, della fornitura di materiale sanitario, del trasporto sangue. Il primo filone d’indagine, quindi, condotto dal Gico riguarda la disarticolazione di due sottogruppi di ‘ndrangheta che agivano in stretta connessione con i gruppi imprendoriali Putrino e Rocca, che in base alle ricostruzioni degli inquirenti in conferenza stampa “avevano il controllo di una parte dell’ospedale di Lamezia Terme, anche attraverso modalità intimidatorie, vessavano i parenti dei deceduti all’interno dell’ospedale per accaparrarsi il servizio di onoranze funebri. Con il presunto sostegno di due necrofori dell’ospedale di Lamezia Terme”. Nel momento in cui il “gruppo Putrino ha subito un’interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Catanzaro, è subentrato l’altro gruppo Rocca”. Le indagini hanno beneficiato, affermano “di riscontri di numerosi e affidabili collaboratori di giustizia”. Una guerra, in sostanza, tra il “gruppo Rocca” e il “gruppo Putrino” concluso con una pax per la gestione del servizio ambulanze.
Nell’inchiesta è, infatti, coinvolto quello che gli inquirenti definiscono come “gruppo Putrino” che “sin dal 2009 – in base alle ricostruzioni degli inquirenti – ad acquisire una posizione di dominio nel settore delle autoambulanze , delle onoranze funebri e delle forniture di materiale sanitario, aggiudicandosi la gara di appalto relativa alla gestione del servizio delle ambulanze 118 bandita dall’Asp di Catanzaro dal 2010 a sino al 2017.
Il gruppo imprenditoriale ha continuato ad operare in assenza di gara formale in seguito di plurime oltre che illegittime proroghe ottenute grazie ai rapporti privilegiati tra i vertici del gruppo criminale Iannazzo-Cannizzaro-Daponte e numerosi dirigenti dell’Asp, tra cui Giuseppe Perri (commissario e poi direttore generale dell’Asp), Giuseppe Pugliese (già direttore amministrativo) e ancora Eliseo Ciccone (già responsabile Suem 118) nei cui confronti vengono contestati plurimi episodi di abuso d’ufficio”. Analoghe condotte con l’aggravante della finalità mafiosa vendono contestate anche due esponenti della politica lametina che avrebbero rappresentato, secondo quanto emerso dalle indagini, l’anello di congiunzione tra il contesto ‘ndranghetistico e la dirigenza Asp coinvolta: l’ex parlamentare Giuseppe Galati e Luigi Muraca, cl. ’68 ex consigliere del comune di Lamezia.
Sono stati arrestati anche Antonio Tommaso Strangis, Italo Colombo, Eliseo Ciccone, Giuseppe Luca Pagnotta e Francesco Serapide. A loro carico episodi di corruzione, rivelazione di segreto di ufficio, frode nelle pubbliche forniture, induzione indebita a dare e promettere utilità, falso. Tutti sottoposti agli arresti domiciliari.
Le indagini hanno fatto emergere “un’allarmante carenza tecnica e organizzativa in capo all’Ats, che aveva dato esecuzione al servizio con ambulanze non adeguate da un punto di vista meccanico (freni e luci non funzionanti, cambio difettoso, problemi alla frizione, revisioni non effettuate) e non provviste di adeguate dotazioni Elettromedicali (non munite di termoculla per il trasporto di neonati, ossigeno scaduto o non presente). Non meno preoccupante è quanto emerso in merito alla circostanza dell’impiego di personale non qualificato e non provvisto delle adeguate abilitazioni professionali”.
Grazie ad accordi ritenuti dagli inquirenti “corruttivi conclusi con i tre dirigenti dell’Asp catanzarese (Eliseo Ciccone, Giuseppe Luca Pagnotta e Francesco Serapide), l’associazione aveva ottenuto le certificazioni di qualità richieste per l’affidamento del servizio autoambulanze sulla base di una semplice verifica documentale, senza le necessarie operazioni di riscontro fisico dello stato dei mezzi, delle dotazioni e delle strutture aziendali. Allo stesso modo, l’Ats “Croce bianca” era poi riuscita a ottenere non solo la concessione iniziale, ma anche la proroga del servizio, entrambe ufficialmente concesse per ragioni di “estrema urgenza”, in attesa che l’Asp di Catanzaro perfezionasse un accordo quadro per l’appalto del servizio ambulanze”. Due persone, Strangis e Ciccone, sono stati raggiunti da entrambe le ordinanze, avvalorando quanto emerso dalle indagini, dirette da questo ufficio e svolte dalla guardia di finanza, circa la stretta connessione tra fenomeni tipici della criminalità organizzata e l’infiltrazione nella pubblica amministrazione.