Se due “civismi” son troppi…

 Guccione presenta lunedì (con Orlando) il progetto di “un’alleanza civica di governo per la Calabria e l’Italia” nel mentre Aieta, da noi intervistato, parla sempre di esperienza nuova e allargata (e civica) che però prevede solo Oliverio all’orizzonte. Qualcosa non torna allora...

Quanti civismi ci possono essere in giro, con quanta forza e con quali volti (in maschera) dietro le quinte lo scopriremo, in parte, domenica.

O meglio lunedì quando si disveleranno i nomi dei sindaci dei municipi più intriganti e che pesano di più e scopriremo quindi anche i nomi dei “marpioni” dietro le loro spalle. L’unica cosa certa, al momento, è che le bandiere di partito vanno forte come le riserve faunistiche nei comizi di chiusura di campagna elettorale.

Letteralmente liquefatte. Nemmeno una in giro a pagarla a peso d’oro perché è questa, ormai, la stagione del “civismo” necessario, inevitabile, difensivo, a tratti disperato. Del resto e con l’aria che tira molte altre vie d’uscita non se ne intravedono, prima che diventi tutto “gialloverde” per un bel po’. Da Chiamparino a scendere (intesa come cavalcata geografica da Torino ma anche come portata intellettuale) la dritta una rimane a tutte le latitudini: aggiungi un posto a tavola e stringiamoci stretti stretti.

Dentro i Palazzi da Forza Italia a Leu e fuori, a cercare “benzina” e consensi, aggregazioni civiche a manetta e le più criptiche e comprensive possibili. E non fa difetto, né potrebbe sottrarsi, il destino politico conterraneo.

Un prologo, o un antipasto, lo si assaggerà domenica quando in alcuni Comuni si peserà l’alleanza dietro le quinte tra consiglieri regionali (e parlamentari o ex parlamentari) che siedono in banchi apparentemente lontani in aula. Agitando e girando il mestolo nella pentola delle possibili alleanze future in vista delle regionali, persino individuando già i collegi funzionali. Formule allo stato embrionali e soggette a mutazioni (non genetiche). Ma con un unico marchio in franchising estensibile e buono per tutti, il civismo.

Già, il civismo. Quanti se ne potranno frequentare per davvero da qui a poco dalle nostre parti? E dove portano? Quello che “inaugura” il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione lunedì (con Orlando) porta dentro tutte le “stimmate” delle ferite politiche di cui sopra. Si sa da dove viene, quindi, e cosa vuole. Cosa cerca. E si sa anche, se non soprattutto, cosa e chi non vuole e non vuole trovarsi davanti da qui al prossimo giro: Mario Oliverio.

Sì, proprio lui. Il “civismo” che svela Guccione lunedì non avrà con ogni probabilità rotte “ontologiche” diverse da quelle degli altri ma è più forte e determinato nelle conclusioni, nell’approdo, che nell’andatura. Ricambio ineludibile del timoniere, del candidato a governatore.

Destinazione opposta, invece, a quella che proprio da questo giornale ha indicato un altro consigliere regionale del Pd, Giuseppe Aieta. Anche per lui ineludibile necessarietà di allargare il contenitore politico (modello Chiamparino) che abbia radici nel civismo sociale ma l’approdo di Calabria, per lui, porta esattamente dalla parte opposta, da Mario Oliverio. «Il dopo Oliverio può essere solo Oliverio» ha sentenziato. Di più. Ha investito il governatore del ruolo di “fondatore” e interprete unico sin dall’unizio di questa necessità “civica” di Calabria, ovviamente accantonando anche la semplice apprensione circa le sorti del Pd (non gliene frega più niente a nessuno). Guccione e Aieta, quindi. Stesso modello Chiamparino, stesso civismo per strada ma all’incrocio uno va da una parte, e uno dall’altra. Chi andrà dalla parte giusta e quale è la parte giusta? Rispetteranno comunque l’incrocio e si divideranno o uno dei due preferirà poi alla fine non rimanere solo lungo il sentiero?

                                                                                                                                                      d.m.