
«San Luca è la mia città, come lo è Sondrio». Se qualcuno avesse scommesso cinque anni fa un euro (o una lira, se Savona lo preferisce) che queste parole le ha pronunciate Matteo Salvini non sarebbe stato creduto nemmeno da Mattarella (che è quanto dire, visto che il Capo dello Stato in questo periodo ha creduto un po’ a tutto e a tutti).
Ma tant’è, è preistoria tutto quello che prescinde dal voto del 4 marzo. Oggi il leader nazionale della Lega e da questo pomeriggio pure ministro degli Interni non solo è il primo probabile capitalizzatore di tutta la faccenda (i sondaggi parlano chiaro, il marchio sale) ma va sedersi proprio dove sognava da bamino. Sulla torre di controllo che deve avvistare (e forse, ma non ne siamo certi, respingere) i barconi dei migranti. Si vedrà, molto presto. E si vedrà molto presto anche quanto si spenderà al giorno per farli mangiare, i migranti. Per intanto Lega al Viminale significa anche (se non soprattutto, visti gli “inciampi” bossiani del passato) contrasto immediato e mediatico alla ‘ndrangheta.
Che ormai di solo “calabrese” ha ben poco e Salvini, da Milano, sa bene di cosa stiamo parlando. E il successore di Marco Minniti (interessante sarà capire presto che fine faranno e in che mani andranno i servizi segreti, difficilmente il leader della Lega li lascerà nei vecchi scaffali) non se lo fa ripetere due volte. San Luca non riesce a tenere neanche un consiglio comunale per paura di minacce? «Intervengo subito e terremo un consiglio lì» ha detto proprio Salvini stamattina
. Che quando è “sbarcato” con la Lega un po’ di tempo fa da queste parti ci credeva solo lui alla ramificazione e oggi, molto probabilmente, tirerà fuori invece un sottosegretario calabrese nuovo di zecca. Stiamo parlando del segretario regionale, Domenico Furgiuele. Salvini lo ha sempre tenuto in considerazione anche quando, dalla Calabria, salivano direttamente da lui a proporre trame e candidature e scenari regionali. «C’è Furgiuele giù, parlate con lui» ha sempre risposto il nuovo ministro degli Interni. Di più, alla Lega, non si può chiedere in termini di rappresentanza conterranea nel governo. Il resto lo deve fare Cinquestelle che naturalmente, anche in considerazione dei voti presi il 4 marzo, viaggerà almeno sul binario doppio.
Un viceministro e un altro sottosegretario. Questo il bottino calabrese che Cinquestelle dovrebbe portare all’incasso dal Pollino allo Stretto. Con il dottor Massimo Misiti nel ruolo di sottosegretario alla Sanità (pare glielo avessero già proposto in qualche modo meno di un mese fa) e con il prof Nicola Morra viceministro alla Cultura. Se Misiti (ortopedico di importante fama) è new entry in Parlamento, una specie di scommessa illuminata e garibaldina dietro le urne, Nicola Morra è invece un punto fermo del Movimento.
Seconda legislatura per lui e caratteristica di sempre e cioè quella di essere “grillino” senza grilli per la testa. La sua, Morra, l’ha sempre detta o fatta filtrare in qualche modo a conferma che si può essere e fare squadra senza, per questo, annullarsi del tutto.
Staremo a vedere, per intanto giurano nel pomeriggio i ministri. Per il “contorno” del potere poi c’è altro tempo. La Calabria nelle stanze dei bottoni volta pagina, questo è l’unico dato certo per ora. È la stagione giallovedre inizia. Quanto durerà, come, se alimentando speranze ed entusiasmi o, al contrario, facendo rimpiangere chi oggi non è rimpianto lo vedremo presto. Molto presto.
d.m.