Il “modello civico” di Locri va a sbattere. Le urne sono amare per Romeo, Aieta e Giudiceandrea

Lettura in controluce del voto dei municipi più importanti. Il trionfo di Orlandino Greco che allontana «i barbari» da Castrolibero

Sebi Romeo e Giuseppe Giudiceandrea

 Non c’era un modo migliore per pesare subito sulla bilancia quanti “chili” ha in dote la proposta “civica” di Sebi Romeo, l’inciucione allargato senza colori né estrazioni (né pudore).

Le urne di Locri di questa notte ci consegnano il verdetto che vale come “morte prematura”, in culla, del progetto che il capogruppo regionale del Pd vuole consegnare poi a Mario Oliverio su scala regionale.

Una batosta tremenda, senza appello. Locri preferisce confermare il suo sindaco di prima, Calabrese. E per Carabetta solo briciole se si considera che in consiglio non entra nemmeno Panetta, braccio destro e sinistro proprio di Sebi Romeo.

Locri era il comune più importante chiamato al voto ma era ed è anche quello simbolicamente più interessante in prospettiva, proprio perché da queste parti Romeo aveva piazzato le “tende” del suo progetto.

Si trapianta qui la prima espressione politica in franchising di “Scelgo Calabria”, in principio marketing commerciale in sintonia con la Regione e poi via via vera e propria espressione elettorale. Dietro Carabetta naufraga proprio “Scelgo Locri” e oggi è persino facile fare ironia sul fatto che i cittadini hanno scelto sì, ma “l’altra Locri”, possibilmente quella di prima.

Se questa è insomma la rampa di lancio della piattaforma che Romeo riassume nel volo pindarico «da Gerace a Cetraro» e da «Musmeci a Emiliano» c’è poco da stare allegri. Le urne della Magna Graecia sono state spietate. E lo sono state proprio da «Gerace a Cetraro» perché non c’è costa che tenga, il “modello” dell’inciucione civico ha preso sberle dallo Jonio al Tirreno.

A Bonifati, più o meno un altro giardino di casa di Giuseppe Aieta (anche lui coinvolto nel progetto civico alla Romeo, allargatissimo e con Mario Oliverio quale terminale finale) sconfitta pesante dopo 10 anni di “regno”. Dopo due lustri vince una nuova amministrazione, una nuova “regnanza”, e perde piuttosto sonoramente proprio il candidato vicino ad Aieta.

Chissà se anche questo è in qualche modo un segnale e chissà se la riconoscibilità di Aieta proprio nel “progetto” che si vuole riappiccicare addosso a Mario Oliverio (per una nuova cavalcata verso la Cittadella) in qualche modo ha a che fare con l’esito (spietato) di queste urne. E non che sia andata meglio in collina, tutt’altro.

Sia pure per una manciata di voti vince a Casali del Manco (la prima tornata storica del nuovo Comune) il cosiddetto Pd ufficiale, quello che si riconosce nel volto di Guglielmelli (a Pedace, il suo paese, il sindaco stacca di 250 voti il concorrente).

E a Casali del Manco, per quanto abbia fatto di tutto per mostrare disinteresse all’intera faccenda, non ha certo vinto quello per cui ha (come minimo) fatto il tifo Giuseppe Giudiceandrea, altro capogruppo in consiglio regionale.

Non gli si può mettere sul conto il rumore della stessa sconfitta del capogruppo Pd, Romeo. Ma che Giudiceandrea fosse del tutto estraneo alla vicenda elettorale di Casali del Manco è da un pezzo debole come notizia. Tralasciando i racconti da retroscena che circolano la possiamo chiudere così.

Lui dirà sempre che non ha partecipato, Giudiceandrea. Chi invece non gli crede, non sono in pochi, sa bene per chi ha fatto il “tifo” (e non solo) e questo è uscito sconfitto dalle urne.

Per fortuna dei capigruppo di maggioranza in consiglio regionale c’è uno che sorride assai dopo lo spoglio delle schede. Sorride di brutto. È Orlandino Greco, il vero trionfatore dietro la rinconferma del sindaco che porta il suo cognome.

Ad un certo punto della campagna elettorale ha sentito puzza di bruciato e s’è messo in movimento, adombrando pericolo di «invasione di barbari» per il suo comune. Il pericolo lo ha scampato e ha portato all’incasso una vittoria indiscutibile.

Su scala regionale c’è chi si sforza di inserire Orlandino Greco nella visione “civica” di Romeo (da appiccicare a Oliverio) cosa che è possibile ci mancherebbe. Se è così si tratta, al netto della peculiarità di Castrolibero, forse dell’unica vittoria sul campo del “modello”. Ma direttamente dalla sua voce non si registrano uscite di Orlandino entusiaste per il progetto di Romeo e fintanto che non lo dice lui…

                                                                                                                                   d.m.