Il dopo Scura, domani (primo) incrocio decisivo. «Ma l’ipotesi Scaffidi non sta in piedi… »

Previsto un doppio incontro informale a proposito del nome del nuovo commissario alla sanità di Calabria. Uno interno ai Cinquestelle, l’altro con il governo. «È da escludere chi ha operato fin qui e con tutte le bandiere...»

Chissà perché Dalila Nesci da un po’ di tempo non parla più di sanità di Calabria. Silenzio progressivo finché non è diventato assoluto.

Chi non ricorda le sue puntuali e persino quotidiane sortite sui disastri in corsia, distribuiti come responsabilità in (apparente) par condicio tra Scura e Oliverio (che in realtà, par condicio, non è mai stata).

E chissà se e quando proprio Oliverio (quantomeno con se stesso) non deciderà di operare in trasparenza. Della serie, in che percentuale crede ancora che potrà essere lui il nuovo commissario alla sanità? «Nessuna, nessuna. Ha imparato la lezione e qualcuno a furia di sbattere gli ha spiegato come funziona il gioco» confessa una fonte altolocata, nazionale (e anonima) del Movimento.

«Che sia cambiato il governo» continua «non vuol dire che siano cambiate le regole per uscire dal commissariamento e cioè due bilanci chiusi in pareggio e un livello dei Lea lontano da quello attuale. E poi, vi pare che dopo aver sparato a zero sulla gestione politica della sanità in Calabria arriva il Movimento e consegna ad Oliverio le corsie? Ma non scherziamo, siamo seri. La verità è un’altra. Oliverio ha rialzato la voce perché vuole “aiutare” il Movimento a scegliere il nome del nuovo commissario. Ne vorrebbe uno di suo gradimento… ».

Di sicuro i “gialli” che stanno al governo con i “verdi” non ne vogliono più sapere di Massimo Scura al vertice della sanità di Calabria. E hanno già abbondantemente fatto circolare, persino in via ufficiale, che si stanno adoperando per il “cambio”. Domani a Roma primo doppio (e informale) incrocio sulla materia con un incontro interno al Movimento e un altro con il governo. Nel prossimo o al massimo nell’altro ancora Consiglio dei ministri il nome che la forza di governo proporrà quale nuovo commissario alla sanità di Calabria. Ipotesi, questa del “cambio”, che del resto lo stesso Scura ha ormai metabolizzato soffermandosi semmai a puntualizzare che si tratta di una sostituzione di natura squisitamente politica e non contenutistica. Come dire, su questo non rispondo e non posso farci niente.

«Mi sembra che siano degli annunci (il cambio del commissario, ndr) su cui non posso esprimere giudizi, perché sono di natura politica» ha infatti detto Scura nel corso della sua ultima uscita con la stampa.

«Sui risultati e per l’impegno sono tranquillissimo – ha detto ancora – le questioni politiche non sono di mia competenza». E che abbia fatto suo ormai il concetto del “cambio” prova ne sono i sassolini (pesanti) che comincia a togliersi. «L’altro giorno sembrava che avessi la Calabria contro, vista la manifestazione di Reggio Calabria – ha detto ancora Scura – e vorrei sapere come mai si è svolta proprio a Reggio e chiedo come mai a Crotone, Vibo e in parte Cosenza, hanno sottoscritto i contratti? Reggio sembra essere una provincia fuori dall’Italia. A Reggio le regole sono reggine, non calabresi e non italiane. La domanda che dovete farvi – così inquieta Scura – è: chi ci guadagna nello sfacelo della sanità a Reggio?».

Già, chi ci guadagna? Lui, il quasi ex commissario, una idea ce l’ha e anche ben precisa… «Ci guadagnano quelle strutture private che hanno tutto l’interesse a che il pubblico non funzioni». E del resto Scura lo ha anche detto di recente proprio in commissione Sanità del consiglio regionale. Qualcuno a Locri e a Polistena ha tutto l’interesse a non far funzionare apparecchiature pubbliche per favorire i privati, uno in particolare.

«La struttura commissariale privilegia gli interventi salvavita dei calabresi – ha detto ancora il commissario – e non le analisi di laboratorio di base che valgono 5 euro, che le strutture private stanno facendo pagare solo agli esenti ticket». L’ultimo sassolino (macigno) se lo caccia con le strutture private che protestano perché vorrebbero avere rette fisse. «A livello di laboratori i tagli non possono essere lineari e noi non diamo budget, ma acquistiamo le prestazioni, quelle più importanti e complesse, non certo l’analisi del sangue di base…». E ci siamo capiti. E soprattutto s’è capito che Scura, con tali “sassolini” fuori ormai dalle scarpe, sente per primo che è questione di giorni e il “cambio” verrà quantomeno proposto (e accettato).

L’inevitabile attesa ora è tutta proiettata al gioco sterile delle nomination, azzardando criteri e prerogative che al momento sono assolutamente scritte sulla sabbia. Così come nemmeno sulla sabbia rischiano di essere scritti i nomi (pochissimi) fatti filtrare fin qui. Uno di questi ha a che fare con Scaffidi, pezzo da novanta del dipartimento oggi come ieri. «Una ipotesi che non sta minimamente in piedi» confessa ancora l’autorevole fonte pentastellata di cui sopra.

«Scaffidi è proprio la reincarnazione della continuità del potere in sanità che si autorigenera. Ha lavorato a stretto gomito con Loiero. Ha scritto il piano di rientro di Scopelliti che poi Oliverio ha dovuto firmare con la chiusura di 16 ospedali su 60. Ha provato persino ad accreditarsi come “grillino” a Roma ma non ci pare abbia mai avuto nessun incarico in nome e per conto del Movimento… ». Il dopo Scura è appena iniziato…

         I.T.