Domani una delegazione “a più livelli” del Pd (parlamentari nazionali ed europei ma anche il presidente Orfini) sarà a San Ferdinando. Che con la sua “tendopoli” è chiaramente, e riconoscibilmente, “capoluogo” della migrazione alla calabrese con tanto di rivolte del passato ma anche di omicidi nel giorno della Festa della Repubblica proprio mentre celebra la sua prima uscita il nuovo inquilino del Viminale, Matteo Salvini.
Allora, onorevole Viscomi, ci aiuta ad allontanare dalla strumentalità questo incontro? Quale il senso vero? Perché il Pd e perchè ora?
«Credo che le modalità dell’omicidio di Soumaila Sacko siano state tali da lasciare tutti attoniti: una sorta di tiro al bersaglio nella notte che ha fatto capire quanto poco valore abbia la vita di un essere umano, soprattutto se di colore e soprattutto in alcuni contesti. Di fronte a questi gesti, io credo si abbia il dovere di reagire, perché il rischio maggior è ovviamente quello di assuefarsi al male e di pensare che in fondo sia tutto normale, che uno è andato a cercarsela e che in fondo non poteva non sapere. Non c’è nulla di normale in questa singola vicenda. Ma non c’è nulla di normale nella situazione di Rosarno e San Ferdinando, che vede cittadini ed immigrati vittime di una logica che riesce a trasformare il lavoro di molti in ricchezza di pochi». Sì ma perché il Pd… «Perché è un partito che con il suo presidente in prima fila andrà lì per dire che criminalità, lavoro nero, sfruttamento dei migranti, precarietà, disagio sociale, sono tutte facce di una stessa medaglia che insieme si tengono e che insieme devono essere aggredite. Non vi può essere sicurezza senza integrazione e coesione sociale, tanto dei migranti quanto dei residenti. La Piana, con tutte le sue potenzialità, può diventare un luogo dove mettere in campo azioni significative coniugando risorse e competenze dei vari livelli istituzionali e beneficiando soprattutto dell’importante contributo di tutta una galassia di associazioni, movimenti ed esperienze che sano nate da quelle parti, dal basso, come si dice, ma con lo sguardo rivolto molto in alto. Ma bisogna avere una visione. Altrimenti approssimazione e improvvisazione creeranno sempre emergenze, che alla fine arricchiranno sempre i soliti noti, mafiosi e amici dei mafiosi». Onorevole Viscomi converrà però sul fatto che i contorni di questo omicidio sono poco chiari. Può esserci di tutto, anche il “simbolo” di un piombo che saluta così il cambio al Viminale e quindi alle politiche sull’immigrazione. È d’accordo?
«No, non credo. Mi pare semmai che vi sia un generale imbarbarimento della discussione pubblica: più che convincere delle proprie idee sembra che l’unico obiettivo sia di abbattere l’avversario, costi quel che costi». Quindi ci può stare in qualche modo anche il “piombo dimostrativo”… «Non ho detto questo, assolutamente. Dico solo che c’è un clima pesante in giro, muscolare e fine a se stesso. La vicenda Mattarella è indicativa. È un clima brutto, torbido. Ma credo che le persone stiano iniziando a comprendere che questo modo di fare nasconde un vuoto culturale, politico e in fondo anche umano. Detto questo, il delitto Sacko chiede ad ognuno di noi di prendere posizione chiara, coerente e credibile sul modello di società in cui vogliamo vivere, consapevoli che le istituzioni sono l’unico argine quando il fiume è in piena. Per questo devono essere rispettate. Sempre».
d.m.