Sono settimane determinanti per l’Azienda Sanitaria di Vibo Valentia.
Nei prossimi giorni si saprà se alcuni degli accessi agli atti, esposti e ricorsi presentati contro i risultati dei concorsi per la direzione di alcune strutture complesse e strutture semplici avranno risvolti giudiziari o meno. E se quelli già pendenti saranno discussi in aula.
Quanto corrisponda al vero che l’Asp di Vibo sia governata da partitocrazia, clientelismo e familismo?
“Sulle procedure concorsuali in atto all’Asp di Vibo non ho alcun elemento di valutazione diverso dagli atti che, in alcuni casi, sono stati sottoposti al vaglio delle competenti autorità, uniche in grado di stabilire se ci siano state violazioni di legge”. Così Michele Mirabello, consigliere regionale del Partito Democratico e presidente della commissione sanità del Consiglio regionale ha risposto alla domanda. Nessuna risposta invece da parte di un suo collega in commissione sanità nonché componente della commissione speciale di vigilanza regionale, e pensare che la stessa domanda gli era stata formulata con un giorno d’anticipo. L’omessa risposta non potrà essere nemmeno giustificata con la frase “ma forse non ha letto”.
I nuovi strumenti di comunicazione per (s)fortuna danno la possibilità di sapere in tempo reale se la “notifica” (in questo caso la domanda) è stata visualizzata o meno. Per eccesso di zelo era stato interpellato e sollecitato anche un suo collaboratore. Esito negativo. Solo silenzio.
Ma tant’è, ognuno si qualifica per quello che fa.
Sarà forse che le parole “clientela e partito” sono risultate “ingestibili e non spiegabili” a chi rappresenta la maggioranza politica in seno al governo regionale e di riflesso ha determinato e determina le nomine all’interno dell’Asp.
Come diceva Andreotti “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
La politica si sa parla solamente quando è “dall’altra parte”.
Solo così si possono leggere le dichiarazioni di fuoco sull’Asp di Vibo rilasciate negli ultimi mesi da Dalila Nesci (M5S) e Wanda Ferro (FdI) sul vincitore del concorso per direttore di distretto sanitario, finito a colpi di ricorso nelle aule del tribunale di Vibo Valentia.
A volte però l’errore è così manifesto che la stessa Azienda sanitaria corre ai ripari, come è accaduto con il concorso per primario di Ostetricia e Ginecologia.
A volte, invece, si fa finta di niente, sperando che il caso cada nel dimenticatoio.
Esempio ne è il concorso per direttore della S.C. di Pediatria dell’ospedale di Vibo. Come si spiega che due curricula siano valutati dalla stessa Asp con esiti diversi. Due volte su tre è risultato vincitore chi oggi è stato escluso.
La risposta potrebbe stare in questo passaggio dell’esposto. “Non si trascuri che Vibo è storicamente una città profondamente condizionata dalle lobby e tra queste spicca la massoneria che ivi vanta numerosi adepti”.