
Così “anticipatario”, solerte, coraggioso ad annunciare la sua (scontata) candidatura alla presidenza della Regione da diventare, nel giro di qualche settimana, anche il primo che sveste i panni prima ancora di iniziare.
Si toglie metaforicamente la tuta che non aveva ancora ufficialmente nemmeno indossato Mario Occhiuto, di lui stiamo parlando ovviamente. Tutto si può far dire appresso, il sindaco di Cosenza, tranne che appaia noioso e scontato nel suo incedere. La banalità non gli appartiene e non è detto che questo sia sempre un vantaggio, tutt’altro.
Quando ormai il suo nome non ce la faceva più ad essere contenuto nel chiacchiericcio, al limite di un suo stesso “invecchiamento” come retroscena, ecco che Mario Occhiuto decide di mettere il sigillo ad una ufficiale discesa in campo per la presidenza della Regione. Sono passate più settimane che mesi eppure sembra un secolo politicamente parlando. Un po’ per disegnare un confine invalicabile per terra, hai visto mai. Un po’ per avvertire avversari e finti alleati.
E un bel po’ per mandare un avviso ai nuovi arrivati nella cordata di potere azzurro fatto sta che Mario Occhiuto e nel bel mezzo del trionfo di Cinquestelle (e della Lega) su scala nazionale ad un certo punto ha avuto il coraggio (o l’azzardo?) di piantare la sua bandierina in campo per la Cittadella.
Segue da lì in avanti una sberla dopo l’altra sul piano mediatico nazionale, con il culmine nella puntata di Nemo che il sindaco di Cosenza definisce offensiva per i cittadini (con un dossier sulle città inquietante). E segue anche un periodaccio sul piano amministrativo a Palazzo dei Bruzi con le dimissioni necessarie di Vigna, dopo la condanna reiterata e il suo ripescaggio nello stesso staff del sindaco sotto altra veste. In mezzo la solita dialettica fintamente politica in parte con il Pd, o quello che è rimasto in piedi (e qui siamo alla lotta sopra il tavolo, diciamo) e in parte a contrastare la più silente guerra dall’interno di Forza Italia con vecchi nemici che ritornano su piazza per riprendersi tutto il cucuzzaro (e qui siamo all’eterno conflitto con i Gentile, che gli stanno stringendo un cappio più organizzato al collo stratificandolo anche in giro per la regione).
Fatto sta che Mario Occhiuto, e qui siamo al commento della trasmissione Nemo, si dice ad un certo punto rammaricato e depresso, combattuto persino se continuare nell’attività politica o se magari rinunciarvi e dedicarsi alla sua professione.
I denigratori e i nemici di Cosenza, così li ha sempre definiti Occhiuto e li definisce tuttora, sono quelli che a suo dire pur di provare (secondo lui con le menzogne) a sputtanare il sindaco non ci pensano due volte a mettere la città su piazza mediatica e in balia del pubblico ludibrio. Un film già visto, va detto. Sia per quanto riguarda la presunta tentata denigrazione, che Occhiuto per la verità ha sempre respinto con i voti e un sarcastico sorriso.
Che, d’altra parte, già vista è la stessa difesa “pubblica” e mediatica del sindaco che non ha usato negli anni molti argomenti diversi se non il classico io costruisco e lascio piazze e strade e gli altri solo veleno.
Ed è tanto vero che negli anni se le sono date di santa ragione, Occhiuto e gli oppositori da sopra e sotto il tavolo, che quello attuale non è nemmeno configurato come il peggiore dei periodi, a dirla tutta. Ci sono stati momenti senza dubbio più tesi e con contenuti decisamente più cattivi, anche sul piano personale. Eppure è proprio adesso che Mario Occhiuto annuncia la sua ritirata spagnola, dopo l’avanzata francese. Non correrà più, dice, per la presidenza della Regione ma si dedicherà solo e meglio a Cosenza e ai cosentini. Cosa che peraltro sta già facendo per il secondo mandato comsecutivo e che comunque dovrà interrompersi a fine mandato. E poi? Carriera e ambizioni finite per Mario Occhiuto? Possibile che gli sia passata la voglia di portare anche in Cittadella il modello del fare, il modello delle strade e dei ponti e delle piazze al posto delle polemiche? Che ne è del Mario Occhiuto alla conquista della Calabria? La sua “ritirata” è sincera, meditata, o c’è dell’altro di sotto?
Una pista, che coltiva la pretesa di una mezza bugia del sindaco, porta alla conservazione del potere che verrà sotto la stessa griffe come cognome ma vestita dei panni del fratello Roberto, quotato deputato di Forza Italia.
Come dire, io no ma occhio che è sempre nostra (degli Occhiuto) la prima mossa, nessuno si illuda del contrario. La seconda pista, che coltiva la stessa pretesa di altra mezza bugia del sindaco e che non è in contraddizione con la prima, racconta invece di nubi molto nere e temporali all’orizzonte ragion per cui un passo di lato, educatamente gestito dal punto di vista della comunicazione, può funzionare per catapultare attenzioni morbose altrove. In questo secondo caso Occhiuto si sarebbe reso conto che aver dichiarato così anzitempo e ufficialmente la sua corsa per la Cittadella altro non attira se non rogne piuttosto che alleati e applausi. Da qui la rinuncia che oggi può essere scritta sulla sabbia. Domani, chissà…
d.m.