
La direzione nazionale di Ap ha scelto quello che non poteva che scegliere. Ha votato quello che non poteva che votare. Ha indicato una strada ai suoi che i più maligni dicono essere l’unica percorribile. La non svolta a destra. Il mancato ritorno nel centrodestra. Il figliol prodigo che resta un ricordo. Con l’astensione di Formigoni e di un altro componente, e quindi con altri due pezzi che se ne andranno, la direzione intanto indica una non strada. Indietro dal Cavaliere non si torna e c’è un certo orgoglio coraggioso nel ribadire il concetto proprio nel mentre chi non vuole bene agli alfaniani va ripetendo che è stato Berlusconi a chiudere le porte ai “traditori”. Che altrimenti è da un pezzo che il riabbraccio si sarebbe consumato. Malignità della politica dei giorni nostri. Certo è che tolta in partenza una strada ne restano due, o una e mezza diciamo. Quella a metà è la corsa solitaria di Ap, identitaria e orgogliosa. Ma le percentuali dei sondaggi sconsigliano colpi di testa del genere, lo sbarramento diventa un grattacielo. Poi c’è la scelta per intero, la strada già tracciata. L’alleanza reiterata con il centrosinistra che poi è il partner attuale di governo. Certo c’è l’incognita Pisapia e Bersani ma se ne faranno una ragione, se necessario. E con ogni probabilità è questa la strada (unica) di Ap. Che poi tradotto dalle nostre parti significa il dialogo elettorale tra Tonino Gentile e la regnanza di governo regionale e del Pd. C’è chi giura che si sono già incontrati il sottosegretario e il governatore. Poco di cui meravigliarsi. Avranno sicuramente discusso dei mali atavici che affliggono la Calabria e non è la prima volta che avviene del resto. Sennò di cosa dovrebbero discutere. E se qualcuno immagina baratti e scambi di prigionieri sulla sanità è costretto ad arrendersi. Fine mese si avvicina e il ministro Lorenzin è fuori dall’Italia. Non restano che le catene anche perchè poi è Natale e al risveglio siamo in piena campagna elettorale. Meglio pensare ad altro…